Donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del Tango

Purtroppo non sono molte le donne che sono riuscite ad affermarsi nel mondo del Tango poiché ai tempi della sua nascita e del suo sviluppo, almeno fino alla prima metà del secolo scorso, hanno dovuto scontrarsi con un pesante maschilismo che pervadeva tutti gli strati sociali. Quando nacque il tango, verso la fine del XIX secolo, la percentuale di donne nella popolazione, specie nelle fasce più umili, era bassissima poiché le ondate di immigrati dall’europa includevano, per la stragrande maggioranza, uomini soli, in cerca di un’opportunità per una vita migliore. In quel periodo, infatti, ci fu un gran dilagare in tutta la città di bordelli e cabaret, che rispondevano alla crescente esigenza maschile di donne con cui intrattenersi. Questo incentivò il terribile fenomeno della “tratta delle bianche”, che “importava” giovani donne dall’Europa, specie dai paesi dell’est, per farle lavorare come ballerine e prostitute nei locali notturni.
Le donne, quindi, erano pensate in due principali accezioni diametralmente opposte: la donna mamma casalinga del focolare domestico, da amare e rispettare, e la “milonguita” dei cabaret, ovvero la donna che aveva lasciato la “retta via” per perdersi nella vita notturna dei locali dove si suonava, si cantava e si ballava il Tango, che per molto tempo fu giudicato dalla borghesia una sottocultura “deviante e degenerata” dei bassifondi. Fino alla prima decade del ‘900, le uniche donne che frequentavano i locali di tango – e nei quali di solito lavoravano – erano prostitute. Gli uomini dovevano pagare anche solo per ballare con loro: si pagava una “lata” (gettone o moneta di latta) per ogni tango.
Anche quando, in seguito al grande successo che ebbe a Parigi, il Tango fu pian piano accettato dalla società argentina e le donne della classe media poterono iniziare a frequentare le milonghe, spesso non riuscirono ad ottenere uno spazio nel mondo dei musicisti, compositori e letristi (coloro che scrivevano i testi) che era costituito quasi esclusivamente da uomini. L’unico posto di rilievo che riuscirono ad ottenere era nell’ambito del canto e della recitazione.
Non pretendiamo in questo articolo di trattare l’infinito tema della donna nel tango, poiché dovremmo analizzarlo sotto tantissimi aspetti relazionati tra loro e non basterebbero 1000 pagine.
Ci limitiamo, invece, a parlare di quelle poche donne che, nella prima metà del XX secolo, riuscirono in qualche modo ad affermarsi, grazie alla loro tenacia e al loro coraggio, superando grandi ostacoli, scendendo a difficili compromessi ed affrontando, con grande coraggio, aspre critiche e pesanti pregiudizi.

 

LE PIONIERE

Pepita Avellaneda (Josefa Calatti)

Canzonettista e ballerina, nata a Montevideo nel 1874, si può dire che abbia assistito alla nascita del Tango. Iniziò lì, nel 1899 la sua carriera nel teatro per poi trasferirsi a Buenos Aires ed iniziare a cantare e ballare nei cafetin di Flores basso e La Boca interpretando con successo alcuni tangos di Villoldo. Più tardi riuscì ad arrivare a cantare in cabaret di più alto profilo come il Palaice de Glace e l’Armenonville. Per la sua leggendaria interpretazione del tango-milonga “El esquinazo” del 1902, alcuni la considerano la prima donna ad aver cantanto un tango, ma non ci sono prove. Si dice fu la prima donna, però, ad esibirsi vestita da uomo e raggiunse l’apice della sua carriera nel 1910, dopo di che cadde in miseria e passò il resto della sua vita impiegata come guardarobiera nel celebre locale Chantecler. Morì dimenticata in povertà nel 1951.

Linda Thelma (Ermelinda Spinelli)

Ermelinda nacque in Italia, a San Felice sul Panaro, in provincia di Modena, probabilmente nel 1879. Non esistono notizie certe sulla prima parte della sua vita, che è avvolta dalla leggenda. Dai quotidiani dell’epoca si deduce che aveva appena 6 anni quando iniziò a cantare. Nel 1904 entrò nella compagnia teatrale di Jeronimo Podestà. Si appassionò alla musica “criolla” e nel 1909 si esibì nel Teatro Roma che si trovava nella avenida de Mayo dove, come lei stessa disse in un’intervista, le donne che volevano mantenere una decenza non potevano entrare. Iniziò ad affermarsi nel 1910 come cantante di musica “criolla”. Nel 1918 apparve la sua foto sulla copertina della rivista “Mundo Argentino”. In quel periodo calcava il palcoscenico del Teatro Esmeralda, spesso vestendosi da gaucho, ed era molto apprezzata dal pubblico, sebbene la critica del tempo non era affatto a suo favore. Viaggiò in Europa, cantando il tango in Spagna e a Parigi, anche nel celebre Moulin Rouge. Nella stessa Parigi incontrò Francisco Canaro che le offrì di cantare nella sua orchestra e nel 1926 andò con lui a esibirsi a New York. Continuò a viaggiare e nel 1929, a Lima (Cile) conobbe il presidente Augusto Leguia con il quale ebbe una storia d’amore e visse un periodo nel lusso fino al colpo di stato dell’anno successivo durante il quale vennero deportati. Da quel momento iniziò il declino della sua carriera, altre nuove figure occupavano un posto di risalto nel panorama culturale di Buenos Aires e quando morì nel 1939, ormai era stata dimenticata dal pubblico.

Paquita Bernardo (Francisca Cruz Bernardo), La flor de Villa Crespo

Francisca nacque a Buenos Aires, quartiere Villa Crespo, nel 1900. Nella sua brevissima vita (morì a 25 anni), fu compositrice di tango e diventò la prima bandoneonista professionista argentina. Nel 1915 iniziò i suoi studi di piano al conservatorio, dove ebbe l’occasione di conoscere il bandoneonista Jose Servidio (autore del celebre tango “El bulin de la calle Ayacucho“) e di innamorarsi di questo strumento. Iniziò a studiarlo con l’aiuto di Augusto Pedro Berto e successivamente con il grande Pedro Maffia. Nel 1920 iniziò a suonare nei locali del suo quartiere e poi nell’antica calle Corrientes, nel Bar Dominguez (Corrientes 1537) con il suo sexteto chiamato “Orquesta Paquita” tra cui figuravano i giovanissimi Osvaldo Pugliese al piano ed Emilio Vardaro al violino. Nel 1923 fu l’unica donna a partecipare alla “Gran Fiesta del Tango” organizzata dalla  Sociedad de Compositores. Purtroppo non esiste nessuna incisione di Paquita, ma rimarrà sempre nella storia del Tango.

Maria Luisa Carnelli

Nata a La Plata (provincia di Buenos Aires) da una famiglia borghese nel 1898, fu poetessa, scrittrice, giornalista e letrista.
In quest’ultima attività, non accettata dalla famiglia, spesso si firmava con un nome maschile, Mario Castro o Luis Mario. Tra i suoi principali tangos citiamo “Se va la vida”, “Cuando llora la milonga” e “Pa’l cambalache”. Fu lei autrice del testo del tango “El malevo” di Julio De Caro, anche se questi l’aveva chiesto allo stesso Carlos Muñoz, detto “el malevo Muñoz” e conosciuto come il poeta “Carlos De La Pua”, ma la richiesta venne passata di mano in mano fino ad arrivare a lei che accolse la sfida di scrivere un testo in lunfardo. El malevo fu interpretato da un’importante cantante dell’Epoca, Rosita Quiroga, di cui ora parleremo.

 

LE ICONE FEMMINILI DEL TANGO 

Rosita Quiroga

Rosa Rodriguez, in arte Rosita Quiroga, nacque a Buenos Aires, nel quartiere La Boca, nel 1898. Si dice che fu la prima cantante donna, diretta erede dei payadores poiché cantava con una straordinaria naturalezza, considerata la più genuina cantante del tango arrabalero.
Fu anche compositrice e letrista, suonava la chitarra come le insegnò il suo amico di quartiere, il grande Juan de Dios Filiberto. Intercalava parole in lunfardo con ritmo canyengue alla maniera degli uomini di casa che lavoravano al porto. Il giornalista Jorge Göttling la chiamò “La Piaf del arrabal porteño”. Iniziò ad incidere dischi nel 1923 con la casa discografica Victor e grazie al suo interporsi con la direzione, il grande Agustin Magaldi, allora cantante sconosciuto, iniziò a incidere per la stessa compagnia. La sua carriera continuò ininterrotta fino al 1931, quando, appena trentacinquenne, si prese una lunga pausa fino al 1952 quando incise pochi altri tangos. Il grande letrista Celedonio Flores scrisse moltissimi tangos per lei, tra cui “Beba”, “Muchacho”, “Audacia”, “La musa mistonga”, ecc. Il 14 Settembre del 1984 cantò per l’ultima volta, comunicando il suo ritiro dalla scena musicale e circa un mese dopo morì.

Azucena Maizani, la Ñata Gaucha

Nata nel 1902 a Buenos Aires, per anni fu considerata l’omologa di Gardel, che le voleva bene e l’ammirava. Fu scoperta da Canaro nel 1920 (lo scrive lui nelle sue memorie) e in una delle sue esibizioni venne notata da Enrique Delfino che la presentò al Teatro Nazionale. Lavorò in radio, nel teatro e poco nel cinema. Spesso saliva sul palcoscenico vestita da uomo, come aveva fatto anche Linda Thelma. Alla fine degli anni 20 cantò tangos memorabili come “Esta noche me emborracho”, “Organito de la tarde”, “Soy un arlequin” e il suo bellissimo tango “Pero yo se” del 1928 che poi fu reinterpretato da molte orchestre. Scrisse anche altri temi meno famosi, come il vals “Pensando en ti” e “la cancion del Buenos Aires”. Ebbe grande successo negli anni 20 fino alla prima metà degli anni ’30,  quando, nel ’36 fu colpita da uno scandalo: il suo secondo marito, che era anche il suo agente, si suicidò dopo aver scoperto di esser stato tradito. La sua reputazione si macchiò ed iniziò la sua decadenza. Morì nel 1970, quasi dimenticata dal pubblico.

Ada Falcon

Nata nel 1905 a Buenos Aires da una famiglia benestante, molto credente, cantante, ballerina e attrice di grande successo negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. Iniziò a studiare canto fin da bambina e debuttò nel Tango nel 1925 cantando con l’orchestra di Osvaldo Fresedo. In quel periodo conobbe Francisco Canaro – che aveva 20 anni più di lei ed era già sposato con una francese – e nel 1928 iniziò con lui una lunga relazione. Nel 1930 compose per lei il famoso Vals “Yo no se que me han hecho tus ojos” (Non so che mi hanno fatto i tuoi occhi) che lei cantò nel 1930. Era una diva e come tale si comportava, finché qualche anno dopo ci fu un episodio, si racconta,  in cui la moglie francese piombò in sala prove durante una pausa puntando una pistola verso la coppia. Ada scappò e da quel momento la sua vita cambiò radicalmente. Era il 1938 ed Ada iniziò a chiudersi in se stessa, riducendo la sua attività fin quando nel 1942, a 37 anni, dopo aver inciso gli ultimi due tangos di Canaro, “Corazon encadenado” e “Viviré con tu recuerdo” – come fossero un addio – scomparse, rinchiudendosi con la madre in un convento a Salsipuedes, in provincia di Cordoba, dove morì nel 2002.

Mercedes Simone, la dama del Tango

Mercedes nacque nel 1904 a Villa Elisa, un paesino vicino a La Plata, provincia di Buenos Aires. Da piccola iniziò a cantare nel coro del collegio e durante l’adolescenza conobbe il chitarrista Pablo Rodriguez – il suo futuro marito – che le diede l’opportunità di cantare con lui nei weekend in giro per i paesi. Nel 1926 debuttò nella “Cafeteria de los dos chinos” della città di Bahia Blanca e dopo alcune esibizioni in provincia arrivò a cantare nel cafè El Nacional di Buenos Aires, nella celebre calle Corrientes. La sua voce eclettica venne trasmessa anche su Radio Nacional e nel 1927 incise il suo primo disco a cui seguirono molti altri tra il 1932 e il 1944 che includevano tangos, milongas e valses come “la marcha nupcial”, “milonga sentimental”, “la ultima cita”, “cuatro palabras”, “carnaval de mi barrio”, “esuinas porteñas”, “Barrio de tango”, “Garua”, ecc. Incise dischi accompagnata anche da orchestre di rilievo come la Tipica Victor, Francisco Lomuto e Adolfo Carabelli. Nel 1933 fu chiamata a recitare e cantare nel famoso film “Tango” del 1933 e in pochi altri. Fu anche compositrice e letrista di alcuni tangos come “cantando”, “incertidumbre”, “tu llegada”. Mercedes si esibì anche in altri paesi del Sud America e Centro America, incluso il Messico, dove venne chiamata “la dama del Tango”. Morì a Buenos Aires nel 1990.

Libertad Lamarque

Libertad nacque nel 1908 a Rosario (Argentina), da madre spagnola e padre uruguaiano di origine francese. Fin da piccola si appassionò al canto e ancora molto giovane venne incorporata nella compagnia del Teatro Nacional come attrice e cantante. Nel 1930 debuttò nel cinema e nel 1933 fu la stella del primo film sonoro realizzato in Argentina: “Tango”. Da quel momento la sua carriera fu un succedersi di trionfi nella radio, nei teatri, nel cinema e persino nelle serie TV. Nel 1945, durante le riprese del film “La cabalgada del circo” conobbe Eva Duarte, anche lei attrice, che un giorno sarebbe diventata la famigerata Evita Peron. Non si sa esattamente per quale motivo, forse per rivalità sentimentale, forse per questioni lavorative o ancora per differenti opinioni politiche, Libertad ed Eva ebbero un forte litigio durante il quale, alcuni raccontano, che Libertad le diede uno schiaffo. Libertad negò questo fatto, attribuendolo alla speculazione giornalistica, comunque le due donne divennero acerrime nemiche tanto che, l’anno successivo, quando Peron salì al potere, Libertad decise di autoesiliarsi in Messico dove visse fino alla morte, continuando comunque a lavorare nel cinema e nel teatro con grande successo.
Sono numerosissimi i tangos che interpretò – diverse centinaia – ed i film – di cui 20 solo in Argentina – in cui recitò.

Tita Merello (Laura Ana Merello)

Nata nel 1904, in un conventillo¹ di San Telmo, Laura Ana Merello partì dal basso, in tutti i sensi. Suo padrè morì di tubercolosi quando era ancora in fasce, per questo Tita diceva “el dolor naciò conmigo” (il dolore nacque con me). A cinque anni venne mandata dalla madre ad un orfanotrofio perché doveva lavorare e non poteva occuparsi di lei. A 10 anni le venne erroneamente diagnosticata la tubercolosi e fu mandata con un suo zio ad un campo a est di Buenos Aires dove lei disse “lavoravo come un ometto, tra gli uomini” occupandosi di vacche e maiali. La povertà, l’abbandono e la mancanza d’affetto segnarono la sua personalità. Nel 1917, senza aver mai fatto un giorno di scuola (non sapeva neanche scrivere), si presentò al Teatro Avenida e dopo qualche anno di gavetta, debuttò come cantante al teatro Bataclàn e nel 1924 arrivò al teatro Maipo, dove cantò “El barrio de las latas” dove dissero di lei che fosse la “Linda Thelma che risorgeva”. I Tangos che la portarono al successo furono “Queja indiana“, “Que Vachaché“, “Leguisamo solo“, “Padrino Pelao“. Non era una cantante raffinata, ma aveva un carattere forte, una spiccata personalità e quando cantava esprimeva tutta la sua drammaticità, riscuotendo grande ammirazione ed affetto tra il popolo.
Negli anni ’30 debuttò nel cinema con il film “Tango!” del 1933 insieme a Libertad Lamarque e si consacrò come attrice drammatica, ma l’apice della sua carriera arrivò negli anni ’50, dopo il suo ritorno dal Messico dove visse quasi dieci anni con suo marito, anch’egli cantante. Tita Merello fu una grande interprete di milongas, tra cui spicca la strepitosa “Se dice de mì”  di Francisco Canaro e Ivo Pelay.

Nelly Omar (Nilda Elvira Vattuone)

Nilda nacque a Guaminì, nella provincia a ovest di Buenos Aires, nel 1910. Dopo la morte del padre – che era italiano – si trasferì, ancora adolescente, a Buenos Aires insieme alla famiglia. Ereditò dal padre, che era chitarrista, il dono della musica e nel 1924 iniziò a cantare in radio in duo con la sorella, come Nelly e Nelida Omar. Insieme cantavano principalmente canzoni “campere” di provincia, ma Nelly cantava anche il tango. Nel 1937 la famosa rivista “Caras y Caretas” la riconosce come la migliore cantante del tempo e da quel momento la sua carriera ebbe una svolta, grazie anche all’intercessione di Eva Peron a cui piaceva molto la sua voce e non capiva perché non le dessero spazio nella radio. Entrò così a far parte dei programmi radiofonici delle più importanti emittenti radio del tempo, con alle spalle letristi del calibro di Enrique Cadicamo e Homero Manzi. Con quest’ultimo ebbe una lunga relazione amorosa e si dice che fu lei la musa ispiratrice del testo del famoso tango “Ninguna“. Riuscì ad incidere dischi soltanto a partire dal 1946, grazie a Francisco Canaro, poiché in quei tempi le voci femminili nel tango non erano apprezzate dal pubblico come quelle maschili. Incise circa una decina di tangos, tra cui i suoi due più grandi successi: “Desde al alma” e “Nobleza de arrabal”, quest’ultimo scritto da Homero Manzi. Dopo il colpo di stato del 1955 che depose il governo Peron che lei sosteneva, dovette abbandonare la carriera e lasciare l’Argentina. Cantò per l’ultima volta nel 1997 e morì a Buenos Aires alla veneranda età di 102 anni.

 

Articolo a cura di: Manuela D’Orazio

 

Fonti:
– Mujeres y Tango – Lilly Sosa de Newton, 1999
– Todo Tango, Josè Gobello, ediz. Corregidor, 2013
El arcon de la historia Argentina
El Recodo Tango
Tangocaffè
Todotango.com
Wikipedia.com

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