Le origini del Tango

 

origini_tangoQuando e come è nato il Tango? Ci sono intere biblioteche che trattano questo argomento, centinaia o forse migliaia di libri che indagano sulle origini del tango (principalmente in lingua spagnola) ma che a volte si contraddicono, proprio perché le origini del tango sono misteriose. In questo articolo cercheremo di riassumere, per quanto possibile, la sua storia, secondo le fonti più citate ed accreditate, focalizzando sul periodo della sua nascita e sulla prima epoca.

E’ necessario prima di tutto comprendere che il tango non può essere studiato ed analizzato a prescindere dal contesto storico, sociale e geografico in cui è nato e si è sviluppato.
Iniziamo dal dove: il Rio de La Plata, un fiume del Sudamerica che diventa mare e poi oceano, sulle quali sponde si affacciano Argentina e Uruguay. Il Tango, infatti, sebbene sia chiamato “argentino”, pare si sia sviluppato tra le zone portuali delle città di Buenos Aires (Argentina) e Motevideo (Uruguay), dove arrivarono e si insediarono centinaia di migliaia di immigrati (principalmente di provenienza europea) a partire dalla metà del XIX secolo. Certamente il fenomeno immigratorio più consistente ha riguardato il porto di Buenos Aires, per questo si ipotizza che proprio in quei bassifondi sia nato il tango.
Con la costruzione del nuovo porto di Buenos Aires, nel 1870, avviene uno spostamento dal sud al nord della città dei cittadini benestanti che scappavano dal caos generato da queste ondate immigratorie. La zona sud della città, quindi, rimane popolata da gente povera, principalmente immigrati senza fissa occupazione a cui si unirono i militari rimasti disoccupati a fronte della fine della guerra del Paraguay (1871). Gli immigranti europei e quelli provenienti dall’interno del paese si ritrovano quindi a convivere nelle “orillas” della città, che dal 1880 diventa federale. Queste “orillas” sono i quartieri poveri periferici, detti anche “arrabal”: la Boca, Corrales viejos, Miserere, Bassa Belgrano. Gli “orilleros” sono gli emarginati, coloro che appartengono alle fasce più basse della popolazione e che aspirano ad accedere alla vita sociale delle classi più agiate.
La popolazione di questi sobborghi era principalmente maschile (i soldati erano tutti uomini e gli immigrati erano spesso uomini soli), per questo fiorisce il business del “prostibulo” (prostibolo) che diventò il principale luogo di socializzazione. In questi “prostibulos porteños” (bordelli degli arrabal di Buenos Aires, detti “quilombos”), diventò quindi necessario intrattenere i clienti con della musica presa in prestito dai piccoli ritrovi di svago popolare… tra cui il tango. Il tango, quindi, in questa prima epoca, si contraddistingue come la “musica del quilombo”.
Il Tango è quindi nato in un bordello? Forse. Certamente nacque in quei bassifondi, come ibridazione tra la musica popolare autoctona argentina e quella europea. Nacque come musica folcloristica, poiché la melodia veniva improvvisata o rubata da altri generi (gli autori dei tangos più antichi sono infatti anonimi), non era scritta, non era considerata né accettata dalla cultura ufficiale e veniva suonata (e ballata) solo tra i poveri, gli emarginati e i malviventi. Dei primi autori conosciuti di tango sono arrivati a noi solo i loro pseudonimi o appellativi come Viejo Pucho, Negro Casimiro ecc., poiché chi svolgeva altre occupazioni, teneva nascosta la sua identità nell’ambito oscuro del tango. Infatti il tango “firmato” più antico che conosciamo, “El entrerriano”, del 1896, è firmato A. Rosendo anche se il suo autore si chiamava Rosendo Mendizàbal.
Quindi la musica del tango si origina da un miscuglio di culture popolari e di generi musicali, tra i quali spiccano la payada pampera, la habanera spagnola, il candombe africano, il waltzer europeo.
Per quanto riguarda il ballo, i personaggi che iniziarono a danzare su questa musica furono i “compadres” o “matònes” (guardaspalle di personaggi importanti o sicari), i “rufiànes” (“papponi”, sfruttatori e protettori di prostitute), i “compadritos” o “jiles” (aspiranti “rufiàn” che desideravano vivere come loro e si vestivano nello stesso modo) , “las pupilas” dei rufiànes (le prostitute protette dei prostiboli) e “las taqueras” (le prostitute di strada, nome derivato dal rumore dei loro tacchi), “las chinas” (prostitute inizialmente dedicate alle truppe militari, provenienti dall’interno del paese, di etnia indigena – quindi dagli occhi a mandorla). Le origini del tango come ballo sono ancora più misteriose delle origini della sua musica. Alcuni ipotizzano che i compadritos iniziarono a ballare la milonga imitando e scimmiottando i neri che ballavano il candombe. Altri ipotizzano che questi personaggi iniziarono a ballare a loro modo, sulla musica del tango, figure e movimenti presi da altri balli di coppia come la mazurka, la polka e il waltzer introducendo due movimenti chiave: “il corte” e “la quebrada”.
I primi tanghi, in ogni modo, non avevano niente a che fare con l’eleganza e i codici di comportamento del tango di oggi, ma erano suonati nei bordelli e ballati da malviventi, emarginati e prostitute. Nei bordelli gli uomini pagavano per ballare e intrattenersi con le prostitute. Pertanto i testi di questi tanghi “preistorici” erano tutti incentrati sul sesso. I tanghi più antichi a noi pervenuti infatti portano titoli come: “El Queco” (il bordello o la danza di bordello), “Dame la lata” (allude al pagamento della prestazione nel bordello), “El choclo”, “El serrucho”, “La budinera” (metafore degli organi sessuali), “Taquerita” (la sopracitata “taquera”), “El fierrazo” (l’orgasmo) e tanti altri. I loro testi, come i titoli, erano praticamente pornografici e venivano cantati nelle sale d’attesa dei prostiboli per intrattenere i clienti che attendevano il loro turno. La lingua di questi testi era il “Lunfardo”, un gergo usato tra i delinquenti e gli emarginati.
Oltre al bordello, pian piano il tango si iniziò a suonare e ballare anche:

  • nei “cafè”: bar dei sobborghi in cui si incontravano gli uomini prima o dopo il bordello
  • nelle “academias”: locali dove inizialmente si incontrava e ballava la collettività nera, poi divennero luoghi in cui si suonava e ballava il tango, dove le cameriere potevano essere invitate a ballare
  • nelle “casas de baile”: locali normalmente gestiti da una donna, che si affittano per feste con il personale completo: mozos, musicisti e donne.
  • nelle “fiestas de carnaval”: feste popolari in cui si concedeva al popolo di divertirsi per le strade e nei teatri dove le platee venivano usate come piste da ballo. In queste feste anche gli emarginati, le prostitute e i malviventi uscivano alla luce del sole a divertirsi e festeggiare. In quel periodo il tango regnava come musica e ballo di queste feste, tanto che Juan Pablo Echague considera il carnevale “la fiesta del tango porteño”
  • Nei teatri di Buenos Aires dove fioriscono le commedie popolari con numeri di canto e ballo. Dalla decade del 1890 prima la milonga e poi il tango vi si installano. Nel 1901 il famoso Pablo Podestà balla per la prima volta un tango escenario durante una rappresentazione di “Fumadas”.
  • Nei “varietés”: locali di varietà dove anche le donne, prima spagnole e poi porteñe iniziano a cantare il tango. Tra queste ricordiamo Flora Rodriguez de Gobbi, Linda Thelma, Pepita Avellaneda, Lea Conti, Lola Membrivez, ecc.

A partire dall’ultima decade del XIX secolo fa la sua apparizione il grammofono a Buenos Aires, che consente di ascoltare musica registrata. Le prime incisioni di dischi di tango risalgono alla seconda decade del XX secolo con Roberto Firpo, il duo Gardel-Razzano ed altri.
In questo periodo gli autori e musicisti di tango erano ancora, salvo rare eccezioni, “orilleros”, ovvero gente dei bassifondi che svolgeva altri mestieri più o meno legali, non aveva una formazione musicale e si appassionava al tango perché era la musica che rappresentava la sua condizione sociale. Suonavano “ad orecchio” e non sapevano né leggere né scrivere la musica, tanto che ricorrevano ad amanuensi professionali per mettere su carta le loro creazioni. Tra questi citiamo nomi illustri come Eduardo Arolas (che pare sia stato un rufiàn) autore di celebri tanghi come “Una noche de garufa” (dedicato all’uscita dal carcere di un suo amico) ed Ernesto Poncio (che invece pare fosse un matòn e si fece 15 anni di carcere per omicidio) autore del famoso tango “Don Juan, (Don Juan, el taita del barrio)” e di “Ataniche”.
Questa prima epoca del tango si estende fino al 1912, anno in cui finalmente esce dalle orillas e dall’ombra dell’illegalità per entrare in società. L’oligarchia, infatti, in un periodo politico di compromesso con il partito radicale delle orillas, inizia a riconoscerlo e consente di suonarlo in pubblico: in quell’anno il barone Demarchi riunisce l’aristocrazia nel Palais de Glace e fa ballare il tango con l’approvazione del pubblico.
A questa epoca primordiale, oltre ai citati Arolas e Poncio, appartengono anche altri nomi celeberrimi del tango come Agustin Bardi (a cui il grande Osvaldo Pugliese dedica un tango), Roberto Firpo, Vincente Greco, Juan Maglio, José Razzano, Angel Villoldo, Enrique Saborido, Francisco Canaro (che sarà protagonista anche delle epoche successive) e tanti altri.

 

Fonti:
Historia Del Tango, Blas Matamoro (16° numero della collana “Historia Popular”), Centro editor de America Latina, 1970

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