Tango: Compadrón

Genere: Tango
Anno: 1927
Musica: Luis Visca
Testo: Enrique Cadicamo

Principali Versioni/Orchestre:

  • Canta Carlos Gardel accompagnato dalle chitarre di G. Barbieri e J. Ricardo (1927)
  • Orchestra Francisco Canaro, canta Agustin Irusta (1927)
  • Orchestra Francisco Canaro, canta Luis Scalon (1928)
  • Orchestra Juan D’Arienzo, canta Hector Mauré (1942)
  • Orchestra Alfredo De Angelis, canta Carlos Dante (1949)
  • Orchestra Carlos Figari, canta Tita Merello (1968)
  • Orchestra Donato Racciatti, canta Nina Miranda (anno sconosciuto)

Note: il termine “compadròn” deriva da “compadre”, ma ha spesso un significato negativo poiché il compadron è un individuo che vorrebbe essere considerato come un compadre ma non ne ha la stoffa né il coraggio. Possiamo dire che si tratta di una persona che “si atteggia a compadre” ma non ne possiede le capacità.

ascolta su youtube (versione di D’Arienzo con Mauré)

Testo originale (letra) in spagnolo/lunfardo

Compadrito a la violeta¹,
si te viera Juan Malevo
qué calor te haría pasar.
No tenés siquiera un cacho
de ese barro chapaleado
por los mozos del lugar².
El escudo de los guapos
no te cuenta entre sus gules
por razones de valer.
Tus ribetes de compadre
te engrupieron, no lo dudes.
¡Ya sabrás por qué!

Compadrón
prontuariado de vivillo
entre los amigotes que te siguen,
sos pa’ mí, aunque te duela,
compadre sin escuela, retazo de bacán.
Compadrón,
cuando quedes viejo y solo (¡Colo!)
y remanyes tu retrato (¡Gato!),
notarás que nada has hecho…
Tu berretín deshecho
verás desmoronar.

En la timba de la vida
sos un punto sin arrastre
sobre el naipe salidor,
y en la cancha de este mundo
sos un débil pa’l biabazo,
el chamuyo³ y el amor.
Aunque busques en tu verba
pintorescos contraflores
pa’ munirte de cachet,
yo me digo a la sordina
¡Dios te ayude, compadrito
de papel maché!


Testo tradotto in italiano

Compadrito di sola apparenza¹,
se ti vedesse Juan Malevo
come ti farebbe vergognare.
Non hai neanche un pezzetto
di quel fango calpestato
dai ragazzi del posto².
Il gruppo dei guapos
non ti considera uno di loro
perché non vali niente.
La tua parvenza da compadre
ti ha ingannato, non dubitarne.
Presto saprai perché!

Compadrón
considerato il più scaltro
tra i compagni di merende che ti seguono
per me sei, anche se ti fa male,
falso compadre senza scuola, inutile avanzo di una classe benestante.
Compadrón,
quando rimarrai vecchio e solo
e guarderai la tua immagine
noterai che non hai combinato niente…
la tua smania disillusa
vedrai andare in rovina.

Nel gioco a carte della vita
sei un punto senza “arrastre”³
sulla carta uscente,
e nel campo di gioco di questo mondo
sei un debole per il pugno,
la chiacchiera* e l’amore.
Anche se cerchi nel tuo modo di parlare
pittoreschi mezzi dialettici
per dotarti di raffinatezza,
io mi dico tra me e me
Che Dio ti aiuti, compadrito
di carta pesta!

1 – “a la violeta” – espressione usata per la prima volta da Jose Cadalso nella sua opera “Eruditos a la violeta” del 1772, derivata dall’acqua profumata di violetta e che indica un atteggiarsi a saper/saper fare qualcosa senza possederne le conoscenze/competenze (più info qui)
2 – la frase vuole intendere che il compadròn in questione non ha mai calpestato le strade di fango dove i veri compadres e compadritos hanno vissuto.
3 -“arrastrar” significa letteralmente trascinare, ma in alcuni giochi di carte con “arrastre” si intende l’obbligo che ha il giocatore di tirare una carta dello stesso segno di quella che ha tirato il giocatore che ha iniziato la mano.
* chamuyo è un termine lunfardo proveniente dal linguaggio gitano, usato per identificare un modo di chiacchierare, magari a bassa voce,  con il fine di ottenere qualcosa o convincere qualcuno, oppure con obiettivi amorosi o per mentire, ingannare.

 

Articolo a cura di: Manuela D’Orazio

 

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