Apologia del Tango, una poesia dedicata al Tango

“Apologia del Tango” è una poesia di Enrique Pedro Maroni, giornalista, letrista e autore teatrale (1887-1957) che scrisse i testi di un centinaio di tangos, alcuni dei quali interpretati da Carlos Gardel.
Apologia del Tango venne recitata, oltre che dall’autore stesso, dalle indimenticabili voci di Azucena Maizani e Tita Merello. La prima con il duo Delfino-Parada e la seconda nel 1969 accompagnata dall’orchestra di Carlos Figari.

ascolta su youtube: versione di Azucena Maizani

versione di Tita Merello:

Testo originale in spagnolo/lunfardo

Triste, sensual, dormilón,
mezcla de risa y lamentos,
vuela de los instrumentos
y se mete al corazón.
Allí enciende la pasión
que en el alma está dormida,
nos habla de la querida,
del amigo traicionero
y es un grato mensajero
que se nos cruza en la vida.

Por eso, cuando lo siento,
le abro de mi alma las rejas
y entra cantando sus quejas
a amargar mi sentimiento.
Entonces, mirá, no miento
veo que en mi pecho anida
todo el dolor de la vida
y por eso me encurdelo;
tengo hambre de consuelo
y lo busco en la bebida.

Tango que me hiciste mal
y que, sin embargo, quiero
porque sos el mensajero
del alma del arrabal;
no sé qué encanto fatal
tiene tu nota sentida,
que la mistonga guarida
del corazón se me ensancha,
como pidiéndole cancha
al dolor que hay en mi vida.

Por vos he morfao más canas
que pelos tengo en el mate,
por vos hizo el disparate
de envenenarse mi hermana.
No hay bochinche ni macana
que en tu homenaje no hiciera,
y en la fiesta arrabalera,
donde campeas con honor,
me diste siempre valor
pa’ hacerle frente a cualquiera.

Tango de triste motivo,
cuando siento tu chamuyo,
se queda en mi alma el arrullo
de tus cantares, cautivo.
Por eso, cuando percibo
tu melancólico son,
me acongoja la emoción
de tu rezongo compadre,
y entonces pienso en mi madre
y me llora el corazón.

Es cosa linda y fiereza,
es cachetada y caricia,
tiene amargura y delicia,
tiene fealdad y belleza.
Es la infinita tristeza
que a ser malo me convida,
es la cárcel, la guarida,
mis versos y mi guitarra;
el tango es como una garra
que se ha clavao en mi vida.

Testo tradotto in italiano

Triste, sensuale, dormiglione,
connubio di risate e lamenti,
vola dagli strumenti
e si annida nel cuore.
Lì incendia la passione
che nell’anima è dormiente,
ci parla dell’amore,
dell’amico traditore
ed è un gran messaggero
que incontriamo nella vita.

Per questo, quando lo sento,
gli apro della mia anima i cancelli
ed entra cantando i suoi lamenti
a rendere amaro il mio sentimento.
Quindi, guarda, non mento
vedo che nel mio petto si annida
tutto il dolore della vita
e per questo mi ubriaco;
ho fame di consolazione
e la incontro nel bere.

Tango che mi hai fatto male
e che, tuttavia, amo
perché sei il messaggero
dell’anima dell’arrabal¹;
non so che canto fatale
possiede la tua nota sentita,
che il povero rifugio
del cuore mi si amplia,
come chiedendo spazio
al dolore che c’è nella mia vita.

Per te ho mangiato più capelli bianchi
dei peli che ho nel mate,
per te ha fatto la pazzia
di avvelenarsi, mia sorella.
Non c’è baraonda né idiozia
che in tuo onore non farei,
e nella festa arrabalera,
dove ti manifesti con onore,
mi hai dato sempre il coraggio
per affrontare chiunque.

Tango dal triste motivo,
quando sento il tuo bisbiglio,
rimane nella mia anima la melodia
dei tuoi canti, prigioniera.
Per questo, quando percepisco
il tuo melanconico suono,
mi affligge l’emozione
del tuo mormorare compadre,
e allora penso a mia madre
e mi piange il cuore.

E’ cosa bella e crudeltà,
è schiaffo e carezza,
possiede amarezza e delizia,
bruttura e bellezza.
E’ l’infinita tristezza
che ad essere malvagio mi invita,
è il carcere, il rifugio,
i miei versi e la mia chitarra;
il tango è come un artiglio
che si è conficcato nella mia vita.

¹arrabal: quartiere povero e periferico. Per approfondimenti clicca qui

Fonte: todotango.com

articolo e traduzione a cura di: Manuela D’Orazio

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