Personaggi del tango: el Guapo, el Compadrito, el Compadrón, el Dandy, el Niño bien

Chi sta nel mondo del tango da un po’, avrà certamente sentito parlare di Compadritos, Dandys, Guapos e così via. Molte “letras” di tango (testi dei temi musicali), infatti, li citano narrando le loro storie. Si tratta di personaggi caratteristici, prototipi sociali dei tempi in cui il tango nacque e si sviluppò, tra le ultime decadi del XIX secolo e le prime del XX.
Molte opere letterarie sulla storia del tango ne parlano ma spesso in modo contraddittorio, pertanto non è facile spiegarne e sintetizzarne il significato. Cercherò in questo articolo di mettere insieme diversi punti di vista tratti dai testi che ho letto.

Iniziamo con la figura del Compadre. Letteralmente compadre significa padrino… e già questo potrebbe farci venire in mente qualcosa. Lo stesso termine si usa in modo più informale per definire un amico di famiglia. Il padrino, comunque, dovrebbe essere colui che protegge e si occupa dei suoi “figliocci”.
Nella Buenos Aires di fine ‘800, l’appellativo di Compadre era attribuito ad un uomo valoroso, di grande coraggio, rispettato da tutti, gran lavoratore e molto abile nell’arte del coltello. Alcuni sostengono che il Compadre fosse l’alter ego cittadino del Gaucho della Pampa; altri si spingono oltre, affermando che con i cambiamenti politico-economici del 1850 (distribuzione delle terre ad aristocratici ed immigrati europei), molti gauchos non trovarono più lavoro nei campi e dovettero andare a cercarlo nelle città, assumendo il titolo di compadres.

guapo_tapa_72Alcuni autori associano la figura del Compadre a quella del Guapo. Questo termine (che deriva dal latino vappa=vino inacetito), in spagnolo significa bello, appariscente, bizzarro e risoluto. Nella cultura argentina e sudamericana in genere, invece, assume il significato di uomo valoroso, della “setta del coltello e del coraggio”, colui che sa farsi valere nei duelli di strada e mantiene a bada la polizia. Spesso il termine guapo viene invece associato alla figura del compadrito.

Veniamo quindi al personaggio chiave del tango: il Compadrito. Il pregiudizio sociale delle classi alte associarono i compadritos ai malevos, loschi individui delinquenti dei bassifondi e ai rufianes, gli sfruttatori delle prostitute, ma nella maggior parte dei casi i compadritos erano persone abbastanza oneste e di umile provenienza che volevano apparire bene e farsi rispettare.
Quindi chi era il compadrito? Si dice che il compadrito contribuì fortemente alla nascita e sviluppo del tango, specie nel ballo. Il Compadrito, si narra, vestiva in modo elegante ispirandosi al guapo e al compadre, ma era di origine povera, proveniva dalle “orillas” (margini) della città. Anche lui era abile con il coltello, che teneva sempre con sé, anche quando ballava. Si, il compadrito ballava! Anzi, si narra che fu proprio lui ad inventare il “corte” e la “quebrada”, elementi che distinsero il ballo del tango dalle altre danze di coppia. Si narra, inoltre, che il compadrito, imitando ed esagerando i movimenti del candombe danzato dai neri, iniziò a ballare la milonga, ancor prima che nascesse il tango.
Quindi il Compadrito, con i suoi pantaloni lisci scuri con una stricia di raso o seta sui lati, le scarpe con il tacco militare e i bottoni sul lato, la giacca fino a metà fianchi, sempre aperta per permettere l’estrazione del coltello quando necessario, la camicia senza il colletto, il pañuelo (fazzoletto) ampio e lungo attorno al collo, riassume in sé i tratti del porteño: spaccone, dalla lingua sciolta, diffidente, ironico e beffardo verso chi non appartiene al suo ambiente e non conosce bene i codici della città. Il compadrito viveva nei Conventillos, umili dimore collettive nei bassifondi di Buenos Aires, poteva svolgere diversi tipi di lavoro, dal macellario all’operaio, dal guardaspalle dei politici a lavori meno onesti. Ma una cosa è certa: era il re della Milonga! E’ possibile citare anche alcuni nomi (o soprannomi) dei più famosi compadritos di un tempo:

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  • Hormiga Negra
  • El Noi
  • Suárez “el chileno”
  • Pastor Luna
  • Juan Muraña
  • Nicolás Paredes
  • El Tigre Flórez
  • El Petiso Flores
  • Tristán Cabrera
  • Felipe León

Dopo aver parlato del compadre e del compadrito, dobbiamo menzionare anche il “compadrón“. Questo termine veniva usato spesso in modo dispregiativo per identificare una persona che si atteggiava a compadre/compadrito nel vestirsi e nel modo di comportarsi senza però possedere le qualità e l’essenza di quei personaggi. Il compadrón era quindi un falso compadre/compadrito, uno che non aveva mai vissuto la povertà degli arrabales e non aveva le capacità, il coraggio e l’esperienza di strada necessarie per poter essere considerato un compadre/compadrito. Enrique Cadicamo nel tango “Compadrón” (link in fondo all’articolo) descrive bene questo personaggio.

Un altro personaggio di cui si sente parlare nel tango è il Niño bien, al quale a volte si associa l’aggettivo “patotero“.  Questo personaggio era un giovanotto appartenente a famiglie ricche e legate al potere politico, alla polizia o alla magistratura. I niños bien erano soliti passeggiare in gruppo per le strade di Buenos Aires, mossi da motivazioni futili ed edoniste, forti della loro impunità. Non erano armati, non uccidevano nessuno, ma alcuni di loro importunavano e insultavano la gente e si davano ad atti di vandalismo (come ad esempio rompere i “faroles”, i lampioni delle strade). A volte istigavano risse con altri gruppi, tra cui i compadritos, nelle quali sfoggiavano le loro capacità di  boxeur.

Dallo stesso strato sociale del niño bien proviene il Dandy, un giovane uomo di classe, di buona famiglia. A prima vista il Dandy e il Compadrito potevano apparire molto simili, entrambi dal vestiario elegante, le scarpe ben lucidate, il viso ben rasato. Ciò che li distingueva era il cappello (a bombetta per il Dandy, a Cilindro per il Compadrito) e la cravatta (usata solo dal Dandy, mentre il compadrito indossava il pañuelo), ma mentre dandy era di famiglia ricca e poteva permettersi abiti di alta fattura, sfoggiando la sua appartenenza di classe, il compadrito, di umili origini, tentava di darsi un tono vestendo in modo elegante, ma il suo modo di fare rivelava la sua vera estrazione sociale.

La figura del Compadrito, comunque, va morendo verso la metà degli anni ’30. Egli infatti apparteneva all’epoca delle origini del tango e della guardia vieja, quando il tango non era né triste né romantico, ma sporco, diretto e beffardo (tango-milonga). Successivamente, invece, quando il tango iniziò a ripulirsi e ad entrare nei salon dell’alta società (tango-cancion) , la figura del compadrito si avviò verso il declino e pian piano scomparve.

Come anticipato all’inizio di questo articolo, si è cercato di mettere insieme i diversi punti di vista ma non esiste una verità assoluta.

Concludiamo con il riferimento a di alcuni tangos che citano i personaggi trattati in questo articolo:

 

articolo a cura di: Manuela D’Orazio

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