Ignacio Corsini - La pulpera de Santa Lucia

Vals: La pulpera de Santa Lucia

Genere: Vals
Anno: 1929
Musica: Enrique Maciel
Testo: Hector Blomberg
Versioni/Orchestre:

  • Canta Ignacio Corsini con accompagnamento delle chitarre di Enrique Maciel, Eduardo Pages e Rosendo Pesoa (1929)
  • Canta Alberto Castillo accompagnato dall’orchestra diretta da Emilio Balcarce (1945)
  • Canta Enzo Valentino con chitarre (1954) e con l’orchestra diretta da Roberto Pansera (1968)
  • Canta Nelly Omar con orchestra di corde di José Canet

Note storiche: il testo di questo vals cita fatti storico-politici avvenuti in Argentina nella prima metà del XIX secolo. Buenos Aires in quel periodo era tormentata dal blocco navale francese e dal movimento rivoluzionario che cercava di rovesciare il regime del governatore federale Juan Manuel de Rosas. Sua moglie, Doña Encarnacion Ezcurra, aveva ispirato la formazione di un feroce esercito privato chiamato “Sociedad Rosista Restauradora” e soprannominato “Mazorca” che reclutava malviventi, gauchos e disertori militari ed incuteva il terrore compiendo atti sanguinari contro gli avversari politici (da qui il “gaucho mazorquero” del testo). Juan Lavalle guidò alcuni movmenti cospirativi da Montevideo (Uruguay) che includevano proprietari terrieri, militari e intellettuali della società di Buenos Aires per combattere Rosas e i suoi temuti “mazorqueri”.
L’autore della letra (testo) ambienta la storia dell’ambita pulpera¹ dagli occhi azzurri intorno alla parrocchia/oratorio di Santa Lucia, ubicata nel quartiere Barracas di Buenos Aires, e più precisamente nell’attuale calle Monte de Oca 550, che dal 1783, anno della sua edificazione, aggregava gli abitanti del quartiere durante la festa della santa.
Nei pressi della parrocchia, all’incrocio tra l’avendida Caseros e la calle Martin Garcia, esisteva una pulperia² dove viveva una donna di nome Dionisia Miranda che avrebbe ispirato il poeta drammaturgo Blomberg nel creare il testo di questo famosissimo  e amatissimo vals.
H. Blomberg e E. Maciel scrissero altri temi sulle vicende ed i personaggi del periodo di Rosas e per questo furono successivamente considerati precursori della “canzone storica della Repubblica” argentina.

Ascolta su youtube (versione di Alberto Castillo):

Testo originale (letra) in spagnolo/lunfardo

Era rubia y sus ojos celestes
reflejaban la gloria del día
y cantaba como una calandria
la pulpera de Santa Lucía.

Era flor de la vieja parroquia.
¿Quién fue el gaucho que no la quería?
Los soldados de cuatro cuarteles
suspiraban en la pulpería.

Le cantó el payador mazorquero
con un dulce gemir de vihuelas
en la reja que olía a jazmines,
en el patio que olía a diamelas.

“Con el alma te quiero, pulpera,
y algún día tendrás que ser mía,
mientras llenan las noches del barrio
las guitarras de Santa Lucía”.

La llevó un payador de Lavalle
cuando el año cuarenta moría;
ya no alumbran sus ojos celestes
la parroquia de Santa Lucía.

No volvieron los trompas de Rosas
a cantarle vidalas y cielos.
En la reja de la pulpería
los jazmines lloraban de celos.

Y volvió el payador mazorquero
a cantar en el patio vacío
la doliente y postrer serenata
que llevábase el viento del río:

¿Dónde estás con tus ojos celestes,
oh pulpera que no fuiste mía?”
¡Cómo lloran por ti las guitarras,
las guitarras de Santa Lucía!

 

 

Testo tradotto in italiano

Era bionda e i suoi occhi celesti
riflettevano la gloria del giorno
e cantava come una calandra
la pulpera¹ di Santa Lucia.

Era il fiore della vecchia parrocchia
Quale gaucho non la desiderava?
I soldati di quattro caserme
sospiravano nella pulperia².

Le cantò il payador mazorquero³
con un dolce lamento di vielle*
nella recinzione che odorava di gelsomini
nel patio che odorava di diamele**.

“Con l’anima ti voglio, pulpera,
e un giorno o l’altro dovrai essere mia,
mentre riempiono le notti del quartiere
le chitarre di Santa Lucia”.

La portò via un payador de Lavalle***
quando l’anno 40 moriva;
i suoi occhi non illuminano più
la parrocchia di Santa Lucia.

Non tornarono le trombe***** di Rosas
a cantarle vidalas e cielos*****. 
Nella recinzione della pulperia 
i gelsomini piangevano di gelosia.

E tornò il payador mazorquero
a cantare nel patio vuoto
la dolente ultima serenata
che il vento del rio portava via:

“Dove sei con i tuoi occhi celesti,
o pulpera che non fosti mia?
Come piangono per te le chitarre
le chitarre di Santa Lucia!

 
1. pulpéra: proprietaria della pulperia 
2. pulperìa: drogheria o emporio, negozio che vende qualsiasi tipo di prodotto alimentare e non. Anticamente era il posto di ritrovo della gente della campagna (pampa) dove ci si ristorava, si beveva alcol, e a volte si cantava e si ballava. Era il ritrovo dei gauchos payadores (i payadores improvvisavano strofe accompagnati dalla loro chitarra)
3. mazorquero: vedi sopra in “Note Storiche”
* viella: strumento musicale medievale simile alla chitarra
** diamela: gelsomino d’Arabia
*** payador de Lavalle: gaughos attivisti sostenitori di Lavalle, nemico politico di Juan Manuel de Rosas
**** trombe in questo caso è una bella immagine che allude ai soldati-musicisti che usavano le trombe per impartire ordini ai soldati 
***** vidala e cielo (o cielito) sono musiche folcloriche argentine, la prima del Nord, la seconda della Pampa.

Fonti: Todotango di Jose Gobello; Reportero de la Imaginacion, Terapiatanguera.com

articolo a cura di: Manuela D’Orazio

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