Tango: Adios arrabal

Genere: Tango
Anno: 1930
Musica: Juan Bauer
Testo: Carlos Lenzi

Versioni/Orchestre:

  • Orchestra Julio De Caro, canta Pedro Lauga (1930)
  • Orchestra Angel D’Agostino, canta Angela Vargas (1941)

Note storiche: in questo tango vengono citati due grandi ballerini storici del tango, “El Cachafaz“, il più famoso, su cui abbiamo già scritto un articolo (clicca qui), ed “El Mocho“, di cui parleremo ora, partendo da una dichiarazione di Angel D’Agostino, gran musicista e direttore d’orchestra, eterno scapolo e giocatore d’azzardo, ma anche ballerino:
“soy milonguero, siempre lo fui, en el mejor sentido del término; fui buen bailarín y trabajé acompañando a los mejores, como “el Mocho” y “La Portuguesa”, también a Casimiro Aín, así que formé mis orquestas con dos conceptos que jamás abandoné: respeto por la línea melódica y acentuación rítmica para facilitar el baile”.
Tradotto: sono milonguero e sempre lo sono stato, nel miglior senso del termine; sono stato un bravo ballerino e ho lavorato accompagnato dai migliori, come “el Mocho” e “La Portuguesa”, e anche Casimiro Aìn, per questo formai la mia orchestra con due concetti che non abbandonai mai: rispetto per la linea melodica e accentuazione ritmica per facilitare il ballo. Secondo D’Agostino, el Mocho era il migliore, perché non aveva bisogno di una coreografia ed impersonava la più autentica essenza del milonguero. Il suo vero nome era David Undarz, ed era chiamato “el Mocho” (il mozzo) perché aveva un dito mozzato. Ballava insieme alla sua compagna Amelia, “La Portuguesa”, ed insieme erano una delle coppie di ballo più acclamate nei cabaret di Buenos Aires tra il 1915 e il 1930. Entrambi nacquero ad Avellaneda (a sud di Buenos Aires) e morirono di tubercolosi a Cordoba.

ascolta su youtube:

Testo originale (letra) in spagnolo/lunfardo

Mañanita arrabalera
sin taitas por las veredas
ni pibas en el balcón.
Tus faroles apagados
y los machos retobados
en tu viejo callejón.
Yo te canto envenenao
engrupido y amargao
hoy me separo de vos.
Adiós arrabal porteño
yo fui tu esclavo y tu dueño
y te doy mi último adiós.

(recitado)
El baile “Rodríguez Peña”*
el Mocho y el Cachafaz
de la milonga porteña
que nunca más volverá,
carnavales de mi vida
noches bravas y al final
los espiantes de las pibas
en aquel viejo arrabal.

Madrecita, yo fui un reo
y en tus brazos hoy me veo
lleno de felicidad.
Dime mi buena viejita
dónde está mi noviecita
que no la puedo olvidar.
Hoy ya vuelvo arrepentido
hecho más hombre y más bueno
a la vida del hogar.
Perdóname, que tu hijo
tiene un pensamiento fijo
y nadie lo hará cambiar.

Testo tradotto in italiano

Mattina arrabalera¹
senza guappi per i marciapiedi
né ragazze al balcone.
I tuoi lampioni spenti
e i maschi ribelli
nel tuo vecchio viale.
Io ti canto avvelenato
presuntuoso e amareggiato
oggi mi separo da te.
Addio arrabal² porteño³
sono stato tuo schiavo e tuo padrone
e ti do il mio ultimo addio.

(recitato)
il ballo “Rodríguez Peña”
il Mocho e il Cachafaz
della milonga porteña³
che mai più tornerà,
carnevali della mia vita
notti brave e alla fine
la fuga delle ragazze
in quel vecchio arrabal².

Mammina, sono stato colpevole
e nelle tue braccia oggi mi vedo
pieno di felicità.
Dimmi mia cara mammina
dove sta la mia fidanzatina
che non la posso dimenticare.
Oggi già torno pentito
fatto più uomo e più buono
alla vita di casa.
Perdonami, che tuo figlio
ha un pensiero fisso
e nessuno lo farà cambiare.

¹arrabalera = dell’arrabal
²arrabal = periferia povera, ai margini della città. Per approfondimenti clicca qui
³porteño/a = di Buenos Aires
*il Rodriguez Peña era un salone di ballo, detto anche Salon San Martin, che si trovava in calle Rodríguez Peña 344 a Buenos Aires. E’ entrato nella storia perché nella al suo interno si esibirono artisti della prima epoca del Tango. L’edificio esiste ancora oggi ed è la sede del Teatro Vitral.

 

articolo a cura di: Manuela D’Orazio

Fonti:
“Tomàs Buenos Aires – tragos porteños en clave de tango”
Wikipedia.org

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