Genere: Tango
Anno: 1942
Musica: Anibal Troilo
Testo: Homero Manzi
Principali Versioni/Orchestre:
- Orchestra Anibal Troilo, canta Francisco Fiorentino (1942)
- Orchestra Angel D’Agostino, canta Angel Vargas (1942)
- Orchestra Miguel Calò, canta Jorge Ortiz (1943)
- Orchestra Lucio Demare, canta Armando Garrido (1955)
- Orchestra Anibal Troilo, canta Nelly Vasquez (1964)
- Orchestra Anibal Troilo, canta Roberto Goyeneche (1971)
- Canta Roberto Rufino con l’orchestra. Raul Garello (1978)
- Canta Adriana Varela con il gruppo di Esteban Morgado (1994e 1996)
Note storiche: questo capolavoro di musica e parole, “Barrio de Tango”, parla del quartiere di Pompeya (Pompei) al confine sud di Buenos Aires. Il testo, del grande letrista Homero Manzi, è una vera e propria poesia dedicata al quartiere dove ha trascorso la sua gioventù, ma non è l’unica “letra” che Homero dedica ai quartieri che portava nel cuore: Pompeya e Boedo; possiamo citare, ad esempio, meravigliosi tangos come “Manoblanca” e “Sur”, quest’ultimo di nuovo insieme a Troilo. Il quartiere di Pompeya (che in realtà si chiama Nueva Pompeya), si trova al margine sud di Buenos Aires, adiacente al fiume Riachiuelo, dove si trova il famoso Puente Alsina, costruito nel 1855 e rinnovato nel 1859 quando fu dedicato al governatore Valentin Alsina.
Alla fine del XIX secolo, Pompeya inizia a crescere tramite l’apertura di numerosi mattatoi ed attività a questi legate. A seguito delle ondate di immigrazione la zona si amplia e si sviluppa dal punto di vista industriale diventando uno tra i quartieri più popolosi di Buenos Aires. Homero Manzi battezzò questo quartiere “barrio de tango” (quartiere di tango) perché fu uno dei primi luoghi in cui il tango si sviluppò, nei suoi bar, nei suoi locali, nelle sue strade.
L’armonia di testo e musica di “Barrio de Tango” non è solo il frutto di due eccelsi artisti come Troilo e Manzi, ma anche di una sincera amicizia che li univa spiritualmente.
Entrambi hanno espresso in questo tango, come anche in “Sur”, la romantica nostalgia della giovinezza trascorsa nei quartieri popolari di Buenos Aires, con le loro strade, i loro angoli, la loro gente, gli amici e gli amori perduti.
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Testo originale (letra) in spagnolo/lunfardo
Un pedazo de barrio, allá en Pompeya,
durmiéndose al costado del terraplén.
Un farol balanceando en la barrera
y el misterio de adiós que siembra el tren.
Un ladrido de perros a la luna.
El amor escondido en un portón.
Y los sapos redoblando en la laguna
y a lo lejos la voz del bandoneón.
Barrio de tango, luna y misterio,
calles lejanas, ¡cómo estarán!
Viejos amigos que hoy ni recuerdo,
¡qué se habrán hecho, dónde estarán!
Barrio de tango, qué fue de aquella,
Juana, la rubia, que tanto amé.
¡Sabrá que sufro, pensando en ella,
desde la tarde que la dejé!
Barrio de tango, luna y misterio,
¡desde el recuerdo te vuelvo a ver!
Un coro de silbidos allá en la esquina.
El codillo¹ llenando el almacén.
Y el dramón de la pálida vecina
que ya nunca salió a mirar el tren.
Así evoco tus noches, barrio ‘e tango,
con las chatas entrando al corralón
y la luna chapaleando sobre el fango
y a lo lejos la voz del bandoneón.
Testo tradotto in italiano
Un pezzo di quartiere, lì in Pompeya
dormendo affianco al terrapieno.
Un lampione dondolante sulla barriera
e il mistero d’addio che sembra il treno.
Un latrato di cane alla luna.
L’amore nascosto in un portone.
Ed i rospi rivoltandosi nella laguna
e da lontano la voce del bandoneón.
Quartiere di tango, luna e mistero,
strade lontane, chissà come staranno!
Vecchi amici che oggi nemmeno ricordo,
che gli sarà successo, dove saranno!
Quartiere di tango, che fu di lei,
Juana, la bionda, che tanto ho amato.
Saprà che soffro, pensando a lei,
dal pomeriggio che l’ho lasciata!
Quartiere di tango, luna e mistero,
dal ricordo torno a guardarti!
Un coro di fischi là all’angolo.
e i giochi di carte nella bottega.
e il dramma della pallida vicina
che non uscì più a guardare il treno.
Così evoco le tue notti, quartiere di tango,
con i carri che entrano nel deposito
e la luna che sguazza nel fango
e da lontano la voce del bandoneón.
Articolo redatto da: Manuela D’Orazio